Viaggiare in Sardegna significa percorrere un itinerario emotivo perché ciò che si rivela agli occhi del visitatore sembra essere la rappresentazione scenica di quanto di più armonioso o aspramente contrastante il proprio spirito possa sperimentare. L’isola è infatti per molti aspetti il regno dei contrari, ma mai tanta diversità ha trovato forme altrettanto belle per coesistere. In alcuni luoghi il paesaggio è così aspro da apparire lunare, negando all’occhio fugace ogni conforto estetico, ma basta mezz’ora di cammino per scoprire che il verde è tanto smeraldino da far apparire vicina anche la lontana Irlanda. Lo stesso accade sulla costa, dove il mare accoglie alte e ripide scogliere con la stessa grazia con cui lambisce la sabbia più bianca e soffice che si possa immaginare. E poi c’è il favoloso connubio del sole e del vento, laddove il vento è quello fresco di maestrale che trasforma il mare in una tavolozza di colori e il cielo in una giostra di nuvole...
Ma il viaggio in Sardegna significa anche accogliere la sfida di penetrare nell’intimità di un popolo gelosamente chiuso ad ogni contaminazione e nello stesso tempo generosamente aperto all’accoglimento del visitatore. L’insularità è infatti un codice mentale prima che una caratteristica geografica. E’ la forza che nasce dal sentirsi parte di un mondo circoscritto, i cui confini acquatici sono immodificabili. E’ l’orgoglio dell’appartenenza a una cultura unica, che nonostante le numerose colonizzazioni ha saputo conservare una lingua e un folklore originali.
Il viaggio in Sardegna si può definire infine un’esperienza polisensoriale, perché chiunque conosce questa terra rimane coinvolto e impressionato dalle sue immagini, i suoi odori, i suoi sapori.
Ma che sia il colore del mare o l’odore del mirto, il gusto dei suoi formaggi o il suono delle launeddas, chiunque porterà nel suo immaginario l’idea di un’isola misteriosa e affascinante, dominata da caratteri ancestrali e immutabili e per ciò stesso veri e autentici.